Antonio è arrivato tra le calde folate di un mattino dei primi giorni di maggio. Dopo nove mesi di attesa. Un’attesa voluta, cercata e amata nel trascorrere lento di ogni suo attimo di tempo. Dopo 18 mesi dalla sua nascita, è arrivata quella diagnosi: disturbo dello spettro autistico. Non voluta, inattesa, inaspettata, a tratti scomoda. Abbiamo iniziato la nostra corsa, subito, appena abbiamo capito. Abbiamo indossato un paio di vecchie tennis blu. Sapevamo che la strada sarebbe stata lunga e faticosa, a tratti insopportabile e per questo abbiamo scelto scarpe comode. Poco importava fossero alla moda. Abbiamo corso i primi metri da soli, pensando fosse giusto così, pensando fosse necessario non dar disturbo. Volevamo proteggere il nostro dolore, che credevamo solo nostro. Poi, strada facendo, ci siamo resi conto che correre da soli, era un vero spreco di energie. Perché da soli non ci si salva, perchè da soli non ci si abbraccia. Ci si salva solo insieme. Ed ora sento forte il bisogno di donarvi la mia storia, perché possa diventare risorsa condivisa. Non si tratta di un manuale. Non ci sono insegnamenti o indicazioni precise da seguire. È semplicemente la mia storia. Semplice, essenziale, pulita e precoce. Precoce come la diagnosi di Antonio.
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